In fiamme, in vetta alla classifica top di Netflix: la spiegazione del finale
La miniserie spagnola “In fiamme” è tra le più amate su Netflix nel mese di settembre, ma il finale non è chiaro a molti.
di Asia Paparella / 28.09.2023
Settembre è un mese ricco di nuovi titoli e aggiunte interessanti in casa Netflix, particolarmente per quanto riguarda le miniserie. Tra queste, ce n’è una disponibile a partire da venerdì 8 settembre, “In fiamme”. Si tratta di una miniserie thriller di origine spagnola la cui trama si ispira a una storia di cronaca nera. In molti, però, non hanno ben compreso il finale della serie. Per questo, siamo qui per spiegarlo.
“In fiamme” e quel caso di cronaca a Barcellona
Come abbiamo anticipato, la miniserie “In fiamme” racconta le vicende tratte da un caso realmente accaduto a Barcellona, nel lontano 2017. All’epoca, la Polizia ritrovò il corpo carbonizzato dell’ufficiale Pedro Rodriguez, poliziotto, all’interno della sua auto. Durante le indagini, la principale sospettata fu la compagna di Pedro, Rosa Peral, ma gli inquirenti ancora non sapevano che quella era solo la punta dell’iceberg. La miniserie svela tutti i segreti dietro questa inquietante vicenda, coinvolgendoci in sole 8 puntate.
La storia inizia presentandoci Rosa Peral, una poliziotta con una vita non troppo semplice. La donna sta combattendo per ottenere la custodia di Sofia, sua figlia, contesa con l’ex marito. Nel frattempo, Rosa intraprende una relazione con Pedro Rodriguez, un suo collega, col quale le cose non vanno sempre bene. Ad un certo punto, Pedro scompare nel nulla, e gli agenti ritrovano il suo cadavere completamente bruciato all’interno di un’auto.
Ad indagare sul caso sarà la detective Ester Varona, per la quale Rosa sarà sin da subito la sospettata numero uno. Insieme a lei, altro sospettato è amico della donna, Albert Lopez. A partire da questo incipit, la serie ci farà entrare nel vivo delle tortuose relazioni di Rosa con diversi uomini, tra segreti e intrighi.
L’omicidio e il finale
Rosa racconta agli inquirenti come Pedro sia sparito dopo una discussione, il 2 maggio. Eppure, la detective non le crede, e anzi la sua ipotesi è che quei messaggi inviati dal cellulare di Pedro siano opera di chi l’ha ucciso. Dopodiché, le indagini portano a rivelazioni sconcertanti: i genitori di Rosa hanno testimoniato il falso, e il 1° maggio la donna si trovava nella sua casa con Pedro e Albert.
La Polizia, quindi, arresta Rosa, la quale stavolta incolpa Albert di aver ucciso Pedro. Lei, afferma, lo ha coperto per proteggere Sofia, alla quale aveva paura che Albert facesse del male. A quel punto anche Albert fornisce la sua versione dei fatti, sostenendo che sia stata Rosa ad uccidere Pedro per sbarazzarsi di lui.
A distanza di 3 anni, inizia il processo, all’interno del quale anche la figlia di Rosa viene chiamata a testimoniare. La bimba racconta di aver visto sua madre con del sangue addosso. Nel finale, la detective Varona presenta le prove che incriminano sia Rosa che Albert. A quanto pare, i due avevano collaborato nel pianificare di uccidere Pedro, poiché Albert era l’amante di Rosa. Dopo un litigio, quel 1° maggio, Rosa aveva chiamato Albert. A quel punto, la donna aveva drogato il poliziotto e l’aveva colpito a morte.
Il giorno dopo, Rosa spedisce Sofia dai nonni, invia quei famosi messaggi dal telefono di Pedro e lo porta a casa del suo ex-marito Javier, per incolpare lui. Poi, Albert la aiuta a disfarsi del cadavere. La miniserie, quindi, termina con la condanna di Rosa e Albert rispettivamente a 25 e 20 anni, entrambi per omicidio premeditato.